…ed anche il racconto di Paolo La Peruta ha visto la luce, nonostante i problemi tecnici che hanno remato contro. Grazie Paolo!
Queste le parole suggerite dai clienti della libreria:
Profumeria
Gesseto
Capricorno
Omofobo
Panino
Giuncata
Strabico
Compassione
Burrasca
Pace (ma guarda un po’!)
Fumetto
Per Giove (ovviamente)
Amore e Grammatica
Giovedì sera, ore 21.43. Poche ore alla finale. Anzi, se i calcoli di Tonino sono esatti, e di solito lo sono, mancano undici ore e quarantasette minuti alla sfida tra i migliori cervelli undicenni del paese di Marciano di Napoli. Il vincitore si aggiudicherà l’ambito titolo di campione comunale del primo torneo interscolastico “L’Italiano Prima di Tutto”. Per arrivarci Tonino ha letto per ben tre volte di seguito tutte le centotrentottomiladuecentododici voci del dizionario della lingua italiana Zingaroni, prefissi, suffissi, locuzioni, sigle e lettere comprese. Ad alimentare l’infaticabile volontà di Tonino non è l’ambizione, il desiderio di primeggiare o la fame di gloria. Nulla di tutto ciò. Il combustibile di un simile sforzo ha un solo dolce nome, due armoniose sillabe, quattro melodiose lettere: Sara, una deliziosa bambina di origine pugliese che fino alla terza elementare aveva frequentato la sua stessa classe per poi trasferirsi in un’altra scuola un paio di anni prima. Anzi, se i calcoli di Tonino sono esatti, e di solito lo sono, due anni, tre mesi e diciotto giorni prima.
Ora che è arrivato in quinta elementare, quella che era cominciata come una semplice cottarella, si è trasformata in un pensiero fisso, un doloroso chiodo conficcato nel suo cuore fanciullo. Beh, questo cuore finalmente ha una seconda possibilità. Sara Gentile, infatti, è una dei tre finalisti della gara “L’Italiano Prima di Tutto”. Non può essere un caso, pensa Tonino, e poi si sa, “il caso non esiste”, lo dice pure Kung Fu Panda!
Certo, il fatto che il terzo finalista sia Andrea De Bellis, il bellissimo, intelligentissimo e corteggiatissimo figlio del sindaco, non aiuta la già traballante fiducia in se stesso del nostro eroe, e i “TI AMO ANDREA”, “ANDREA DE BELLIS I LOVE YOU” scritti sul muro della sua scuola non migliorano la situazione. Tonino darebbe due dita dei piedi e il mignolo della mano sinistra per trovare, un giorno, una scritta che lo riguardi. Si accontenterebbe persino dello sgrammaticatissimo “IL MIO AMORE PER TE E’ IMMENZO” comparso ultimamente su quel muro, mannaggia la marina, mannaggia!
– Tonino, spegni la luce che domani ti aspetta una giornata
difficile, devi dimostrare a tutte le scuole del paese quanto vali.
– Grazie mamma, – risponde togliendo gli occhiali dalla montatura rossa e argento – ora sì che dormirò sereno, mannaggia la marina, mannaggia!
Con un clic, Tonino spegne la lampada a forma di stella dell’Ikea. Il sonno alla fine arriva, infilandosi tra un pensiero di riscossa ed uno di disfatta.
Venerdì mattina, ore 9.30. La moderna aula magna intitolata a Massimo Troisi è già gremita di bambini provenienti dalle tre scuole elementari del comune di Marciano di Napoli. Divisi tra i banchi per classi, accompagnati dai rispettivi maestri, gli scolari vociano senza sosta. Pochi minuti dopo una donna imponente, dallo sguardo severo e i capelli neri tirati indietro da una crocchia alta e nera, grossa come una melanzana, prende posto al banco dei relatori – Buongiornooooo – tuona nel microfono con una voce possente e ruvida come pelle di squalo bianco.
Nella grande sala scende un silenzio carico di tensione. La donna appena arrivata è la temutissima Maria Rosaria Donnarumma, preside della scuola De Filippo. Tutti sanno che con lei c’è poco da scherzare quindi, bambini e maestri tacciono senza farselo ripetere una seconda volta.
Bene – dice Donnarumma soddisfatta – cominciamo subito la finale del torneo interscolastico “L’Italiano Prima di Tutto”. Dopo una lunga serie di sfide che si sono tenute tra gli alunni di ognuna delle tre scuole primarie di Marciano, questa mattina si scontreranno i tre alunni finalisti. Chiedo ai maestri e alle maestre di tenere a bada l’entusiasmo dei bambini. Siamo in una scuola, non in uno stadio. Non saranno tollerati cori, proteste o grida di incoraggiamento. Questo è un concorso serio, voluto dal nostro governo su tutto il territorio nazionale per ridare alla nostra lingua l’importanza che merita – qui il tono della voce diventa acido, quasi schifato – Purtroppo una vera e propria invasione senza tregua da parte di gentaglia che arriva da ogni parte del mondo sta minacciando la bellezza della nostra lingua, e non solo quella. Il nostro governo ha pensato bene di porre rimedio a questo imbarbarimento.
I maestri annuiscono all’unisono. I bambini, pur non avendo capito quasi nulla, tacciono terrorizzati. Intanto, appena fuori dalla porta, impauriti e impazienti, attendono i tre finalisti: per l’Istituto Paritario Ceva Grimaldi c’è l’inappuntabile Andrea De Bellis, mentre a rappresentare la Scuola Primaria Cannavaro c’è Sara Gentile con indosso un vezzosissimo vestitino rosa. Sara è una bambina chiara di carnagione, con dei tratti vagamente orientali e le labbra più dolci e commoventi che si siano mai viste da questa parte dell’universo, almeno è così che la descriverebbe il nostro Tonino Di Girolamo, l’occhialuto, minuto e silenzioso terzo finalista della Scuola Primaria De Filippo.
– Entrino i concorrenti. – dice con tono marziale la preside.
Tonino deglutisce rumorosamente, anche Sara esita, così tocca ad Andrea prendere in mano la situazione.
– Ragazzi, tocca a noi.
I bambini entrano in fila e si dispongono sui tre banchi sistemati al lato del tavolo della Donnarumma. Tonino siede in quello più vicino alle preside. Le sta così così appiccicato che riesce persino a sentirne l’odore, cosa non difficile, visto che la preside sembra essersi vuotata addosso un’intera profumeria. Sara è nel banco centrale e Andrea dalla parte opposta.
Il nostro eroe si guarda intorno intimorito. I bambini nella sala sono quasi trecento. Nella quarta fila c’è la sua classe. In mezzo ai compagni, la maestra Alessandra gli lancia materni sguardi di incoraggiamento. Lui accenna un sorriso. Accanto alla maestra, Dario Verardi sta mangiando furtivamente il suo panino. Sai che novità! Dario Verardi non fa altro, poverino. Più in là c’è Afaf Ra, la bambina nuova, quella che viene dal Marocco. Tonino incrocia quasi per caso i suoi occhi e le sorride imbarazzato, lei, di rimando, gli spedisce un bacetto volante.
“Eh?”, pensa Tonino disorientato, “Me lo sono sognato o quello era un bacio?”, lo stupore è costretto a cedere il passo al vocione della preside – Tra poco vi consegnerò un foglio ciascuno contenente dieci parole prese dal vocabolario della nostra gloriosa lingua italiana. Accanto dovrete scrivere la vostra definizione. Avrete tre minuti a vocabolo, trenta in tutto, per riconsegnare i fogli. Colui che scriverà il maggior numero di definizioni corrette si aggiudicherà la finale. In caso di parità si andrà avanti ad oltranza. Tutto chiaro?
Ora, dire che Sara, Tonino, Andrea e i trecento bambini presenti in sala abbiano capito proprio tutto della spiegazione appena ascoltata sarebbe quantomeno inesatto, ma nessuno ha il coraggio di rispondere qualcosa di diverso da un unanime – Siiiiii! – quindi la finale ha inizio.
I concorrenti vengono chiamati al banco. Ognuno prende il proprio foglio e comincia a leggerlo ancora prima di rimettersi a sedere.
– I trenta minuti sono appena partiti. – dice la preside, rivolgendo poi un cenno a Salvatore, il maestro di educazione motoria che trascrive col gessetto i vocaboli su una grande lavagna:
Strabico
Bizzeffe
Gomena
Giuncata
Burrasca
Carciofo
Capricorno
Omofobo
Fumetto
In sala si diffonde un crescente brusio. Maestri e bambini leggono le parole e prendono a confrontarsi tra loro.
Silenzio. – ammonisce spazientita la Donnarumma.
Tonino intanto legge e rilegge avidamente i vocaboli. Su sette di loro non ha alcun dubbio, riesce quasi a visualizzare l’immagine delle loro definizioni sullo Zingaroni. Di altre due parole è quasi certo di ricordare il significato, spera solo di trovare le parole più giuste per descriverlo. Una sola lo sta mettendo in crisi, mannaggia la marina mannaggia. Prima di cominciare a scrivere, alza lo sguardo sugli altri finalisti. Sara è già all’opera, ma si accorge che Tonino la sta guardando quindi, dopo avergli rivolto un’occhiataccia, mette platealmente un braccio davanti al foglio e lo fa scivolare sul lato opposto del banco. Il cuore di Tonino si stringe in una morsa, ma non è ancora nulla rispetto a quello che prova quando si accorge che Andrea, approfittando della vicinanza del foglio di Sara, allunga il collo per sbirciare. Lei se ne accorge, e invece di indignarsi, gli sorride e spinge il foglio di un altro paio di centimetri verso di lui. “Perfetto, Sara mi detesta ed è innamorata di Andrea”, pensa dolorosamente Tonino che sta persino pensando di alzarsi e scappar via prima di mettersi a piangere davanti a tutti bambini del paese.
– De Bellis, guarda sul tuo banco altrimenti ti squalifico. – ruggisce la preside. Sara rimette il foglio al centro, Andrea incassa la testa tra le spalle, Tonino ringrazia mentalmente la Donnarumma per questa piccola vendetta indiretta. Alza nuovamente lo sguardo verso la sua classe temendo di trovare sguardi pieni di compassione per quel beniamino offeso, ma quel che vede a dir poco lo stupisce: la maestra gli sorride annuendo lentamente, sembra quasi stia dicendo: forza che ce la puoi fare!
Anche i suoi compagni, chi a gesti, chi solo con gli occhi, lo incitano a mettercela tutta. E poi c’è Afaf che, con il labiale, scandisce SEI IL MIGLIORE e poi gli manda un altro bacino. Tonino arrossisce, sorride, riempie per bene i polmoni e si immerge nella prova. Manca meno di un minuto alla fine del tempo previsto. De Bellis cancella e riscrive parole e intanto mangiucchia il tappo della sua bic. Non sembra più tanto disinvolto ora. Sara ha evidentemente finito e si guarda intorno soddisfatta e spavalda. Ora che la guarda bene, Tonino direbbe che è meno bella di come la ricordava. “E’ invecchiata male in questi due anni, tre mesi e diciotto giorni”, pensa sorridendo, poi ritorna a quelle benedette due ultime parole.
Venerdì sera, 20.15. La mamma di Tonino sta servendo cotolette e patatine, col ketchup per giunta. Certo non è una cena tradizionalmente partenopea, né tantomeno salutare, ma è il piatto preferito dal suo piccolo campione, quindi uno strappo alla regola ci vuole.
Dai, ripetimi come è andata. – chiede il papà pieno d’orgoglio per quel suo “figlio prodigio”.
– Dai Papà, lasciami mangiare in pace. E’ la terza volta che te lo racconto, per Giove! – risponde Tonino inzuppando tre patate nella salsina.
– Iamme, l’ultima volta e poi basta.
– E va bene. – concede il piccolo eroe del giorno – Ho consegnato il mio foglio. La Donnaruma ha corretto quelli di Sara e di Riccardo. Lei aveva dato sette definizioni giuste, lui cinque. Poi ha preso il mio, ha letto tutto da cima a fondo, è diventata blu per la rabbia e mi ha squalificato.
– Come mai? – incalza la mamma pur conoscendo la risposta.
– Quando si è calmata ha detto che nove delle mie definizioni erano giuste, ma che avevo mancato di rispetto a lei e a tutto il nostro paese e quindi non meritavo di vincere.
– E poi che è successo? – chiede il papà.
– Che la mia maestra si è alzata per capire cosa avessi fatto e ha praticamente strappato il mio foglio alla Donnarumma. Ha letto prima tra se, poi al microfono quello che avevo scritto.
– Che sarebbe?
– Che almeno tre delle parole nella lista sono di origine araba, le altre di origine francese, germanica o latina e che la nostra “gloriosa” lingua non sarebbe tanto “gloriosa” senza l’aiuto dei popoli stranieri. A quel punto tutti i maestri si sono alzati in piedi e hanno cominciato a protestare contro la preside. – altra patatina – A loro si sono uniti tutti gli alunni. Alla Donnarumma stava per venire un infarto, ma alla fine ha dovuto dire nel microfono “come volete”, poi ha aggiunto alla mia maestra “ma il premio glielo da lei, io mi rifiuto”, poi si è alzata e se ne è andata. I bambini di tutte le scuole hanno applaudito per un sacco di tempo e poi mi hanno premiato, ok? Ora lasciatemi mangiare però.
– E poi come…
Il telefono di casa prende a squillare interrompendo l’interrogatorio. Il papà si alza a rispondere. La mamma ne approfitta per chiedere – e con Sara, come è andata?.
Tonino solleva gli occhi dal piatto dicendo – Sara? Sara chi?
La mamma sorride e riprende a mangiare. Il papà torna dalla sala con uno strano sguardo furbetto e dice – E’ per la nostra star.
– Chi è?
– Una ragazza, mi pare si chiami Afaf, ma non sono sicuro di aver capito bene.
Tonino molla le patatine, il ketchup, la mamma e il papà in cucina e corre al telefono, anzi, a guardarlo bene si direbbe che voli e di sicuro il suo cuoricino lo sta facendo.
FINE